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ACT (Accepted and Commitment Therapy)

  • "Perché è così difficile essere felici?"
  • "Perché gli essere umani soffrono così tanto? E cosa possiamo fare realisticamente circa questo?"
  • "Avete la sensazione che la vita è destinata ad essere più appagante, o più facile o più vitale di quanto lo sia stata ultimamente?"

Cos’è

ACT ha profonde ed esaurienti risposte a queste domande

L’Acceptance and Commitment Therapy, o ACT (“ACT” si pronuncia come singola parola, non come lettere separate) è una nuova forma di Psicoterapia, con solide basi scientifiche, e fa parte di quella che viene definita la “terza onda” della terapia cognitivo comportamentale (Hayes, 2004). L’ACT è basata sulla Relational Frame Theory (RFT): un programma di ricerca di base sulle modalità di funzionamento della mente umana (Hayes, Barnes-Holmes, e Roche, 2001). Questa ricerca suggerisce che molti degli strumenti che le persone utilizzano per risolvere i problemi, conducono in una trappola che crea sofferenza.

L’ACT prende il suo nome dal suo messaggio principale: accettare ciò che è fuori dal personale controllo e impegnarsi a intraprendere un’azione che arricchisca la nostra vita e rendendola pienamente significativa.

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L’ACT prende in considerazione alcuni concetti non convenzionali, secondo cui il dolore è una parte della realtà che non può essere evitato: è normale, è importante ed accompagna ogni persona ma non bisogna identificarsi con esso. Inoltre non è possibile sbarazzarsi volontariamente del dolore poiché rigettare la realtà trasforma il dolore in sofferenza: spesso il costante tentativo di evitare le emozioni dolorose o di negarle porta le persone a non accettare le cose per quello che sono, facendole soffrire ancora di più. Continuare a contrastare la realtà in modo ostinato, piuttosto che accettarla, fa sì che le emozioni dolorose si protraggano nel tempo e provochino ulteriori sofferenze.

L’obiettivo principale dell’ACT è di aiutarci ad accettare il dolore che la vita stessa porta, andando al di là della “sofferenza aggiuntiva” che ci creiamo e aiutandoci a vivere attivamente la nostra vita. Si può vivere un’esistenza dettata dai propri valori, iniziando da ora, ma per farlo si dovrà imparare come uscire della propria mente ed entrare nella propria vita.

In netto contrasto con la maggior parte delle psicoterapia occidentali, l’ACT non ha come obiettivo la riduzione dei sintomi, ma si basa sulla considerazione che il tentativo di sbarazzarsi di essi crei ancora più disagio. L’ACT è incentrata su domande come “Che cosa vuoi veramente dalla tua vita?” , proponendosi come ulteriori obiettivi:

1. L’insegnamento di capacità psicologiche per affrontare i pensieri e le emozioni dolorose, in modo che questi abbiano meno influenza ed impatto sulla nostra vita

2. L’aiuto a chiarificare quello che è veramente importante e significativo, individuando i valori più importanti per noi.

In definitiva, ciò che viene richiesto dall’ACT, è un fondamentale cambiamento di prospettiva: uno spostamento nel modo in cui viene considerata la propria esperienza personale.

I metodi di cui si avvale forniscono nuove modalità per affrontare le difficoltà di natura psicologica e cercano di cambiare l’essenza dei problemi psicologici e l’impatto che essi hanno sulla vita.

Il fine ultimo dell’ACT è promuovere la flessibilità psicologica dell’individuo . Secondo il modello, la flessibilità psicologica si può raggiungere (o almeno promuovere) attraverso interventi su ciò che vengono considerati i sei pilastri del modello ACT.

I sei processi chiave, sottendono due macro-aree che, in sostanza, rappresentano la A e la C dell’ACT. Al posto della A possiamo leggere “processi di mindfulness e accettazione”, che includono accettazione, defusione, contatto con il momento presente e sé come contesto.

Al posto della C possiamo, invece, leggere “processi di modificazione comportamentale e azione impegnata secondo i valori”, che includono i valori, l’impegno nell’azione, il sé come contesto e il contatto con il momento presente.

L’Acceptance and Commitment Therapy si basa quindi su tre punti fondamentali:

1. Mindfulness: è un modo di osservare la propria esperienza che, per secoli, è stato praticato in oriente attraverso varie forme di meditazione. Recenti ricerche nella psicologia occidentale, hanno provato che praticare la mindfulness può avere benefici psicologici importanti (Hayes, Follette, & Linehan, 2004). Attraverso tali tecniche si impara a guardare al proprio dolore, piuttosto che vedere il mondo attraverso di esso; si può comprendere che ci sono molte altre cose da fare nel momento presente, oltre a cercare di regolare i propri contenuti psicologici.

2. Accettazione: accettare non significa tollerare o essere d’accordo o rassegnarsi a qualunque cosa, non significa rinunciare e ammettere la sconfitta, né stringere i denti e subire. Significa aprirsi alla realtà presente: riconoscere com’è, esattamente nel qui e ora. È la completa accettazione di ciò che avviene, nel profondo di te stesso, dalla punta dei piedi fino ai capelli. Senza disperazione o inutile passività. Senza amarezza, risentimento o vergogna o colpa non dovute.
Accettazione significa aprirsi e fare spazio alle sensazioni, agli impulsi, alle emozioni e ai sentimenti dolorosi, valutando e riconoscendo che la lotta e l’opposizione hanno un costo dal punto di vista energetico. Accettazione in questo senso non è rassegnazione, non è opposizione, ma è ri-dislocazione delle proprie energie verso ciò che è in nostro potere ed è apertura verso il cambiamento possibile. Il modo più efficace per realizzare dei cambiamenti nella propria vita è iniziare ad accettarla completamente.L’accettazione della realtà così com’è spesso richiede un atto di scelta. Bisogna prendere un impegno dentro di sé per accettare la realtà. L’impegno di accettala non equivale in sé al fatto di accettare, bensì bisogna spostare la mente verso la strada dell’accettazione e lontano da quella del rifiuto della realtà. Una volta maturata la consapevolezza di poter scegliere la strada dell’accettazione, la persona sviluppa un atteggiamento di disponibilitá, che consiste nel fare ciò che è necessario in ogni situazione, nel rispondere in modo efficace alle diverse situazioni, nell’agire dando ascolto alla parte più profonda di se stessi. Significa sviluppare la consapevolezza di una prospettiva più ampia che permetta di rendersi conto che gli eventi dolorosi che si stanno verificando hanno un significato più esteso. Al contrario l’ostinazione consiste nel rifiutarsi di fare ciò che è necessario nelle diverse situazioni o nel rimanere con le mani in mano quando invece si dovrebbe agire. L’ostinazione dunque può significare rassegnarsi e non agire o al contrario, cercare di risolvere ogni situazione rifiutando di accettare la realtà del momento. Ostinazione è rifiutare di tollerare il momento, è insistere nel tenere il controllo, è attaccamento a me, me, me …e non ciò che voglio.
Assumere un atteggiamento di disponibilità significa impegnarsi ad accettare la realtà e a rispondere in maniera efficace e appropriata alle diverse situazioni, piuttosto che rifiutarsi ostinatamente di affrontarle.

3. Impegno e vita basata sui valori: quando si è coinvolti nella lotta contro i problemi psicologici spesso si mette la vita in attesa, credendo che il proprio dolore debba diminuire, prima di iniziare nuovamente a vivere. L’ACT invita a uscire dalla propria mente ed entrare nella propria vita intraprendendo azioni impegnate in direzione di quelli che sono i propri valori.

Secondo il modello ACT ciò che promuove il cambiamento e il benessere psicologico è un insieme di competenze di accettazione e impegno (commitment). Tali atteggiamenti, se mantenuti e sperimentati nel tempo, portano alla flessibilità psicologica, e quindi ad un maggior benessere.

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