
Cos’è
Essere dipendenti non significa trovarsi in una situazione di emarginazione, solitudine, malattia, abbruttimento… Queste sono solo le caratteristiche più appariscenti della fine di un percorso autodistruttivo.
Essere dipendenti significa avere un problema con un oggetto, una sostanza, un’abitudine o una persona che generano contemporaneamente piacere e dolore, desiderio e avversione, e da cui si è attratti ma ci si vorrebbe liberare.
Spesso si sente dire che solo quando si è toccato il fondo si può uscire da questa condizione. Non è vero. Le persone possono evitare di toccare il fondo quando sono disposte a chiedere e ad accettare aiuto, nel momento in cui cominciano a sentirsi in conflitto e a provare rifiuto e vergogna rispetto alla propria condizione di dipendenza.
È ormai evidente che comportamenti fonte di sofferenza personale e sociale, apparentemente molto diversi, sottendono meccanismi e difficoltà psicologiche simili.
Il nostro obiettivo è quello di aiutare le persone che soffrono di questi problemi, e i loro familiari, a comprendere questi meccanismi e ad affrontare in modo adeguato il conflitto con l’oggetto, la sostanza, l’abitudine, o la persona che lo generano.
Accanto alle classiche DIPENDENZE DA USO DI DROGHE E DI ALCOL, negli ultimi anni si sono sempre più diffuse nuove forme di dipendenza definite con il termine “New Addictions”.
Le nuove dipendenze non implicano l’uso di alcuna sostanza chimica e hanno a che fare con comportamenti o attività lecite e socialmente accettate.
Tra le nuove dipendenze le maggiormente indagate e diffuse sono:
- gioco d’azzardo patologico
- shopping compulsivo
- dipendenza da internet
- dipendenza da sesso
- dipendenza da lavoro
- dipendenze affettive e relazionali
In questi casi nonostante non vi sia assunzione di sostanze chimiche, il quadro sintomatologico è molto simile a quello della tossicodipendenza e dell’alcolismo. Spesso può capitare che le “nuove dipendenze” si combinino tra loro, causando quadri psicopatologici complessi e particolarmente invalidanti per la persona.
Nel DSM V il Disturbo da Gioco d’Azzardo è definito come un “comportamento problematico, persistente o ricorrente che porta a disagio o compromissione clinicamente significativi”.
La caratteristica essenziale di tale disturbo è un comportamento disadattivo che sconvolge la vita personale, familiare e professionale dell’individuo e aumenta in particolar modo quando l’individuo vive momenti di particolare stress o depressione oppure durante periodi di uso di sostanze o astinenza.
Generalmente il disturbo si sviluppa nel corso degli anni, con una crescita graduale sia in termini di frequenza sia in quantità di scommesse. La sua remissione può essere spontanea ma nella maggior parte dei casi gli individui sottostimano la loro vulnerabilità a ritornare a giocare anche dopo lunghi periodi durante i quali non si è manifestato il comportamento problematico.
Il gioco d’azzardo patologico è più comune tra i giovani e le persone di mezza età che tra gli adulti più anziani. Nel caso in cui il disturbo si presenti in età precoce sembra essere associato a impulsività e abuso di sostanze. Il genere maschile solitamente tende a iniziare a giocare d’azzardo più precocemente di quello femminile.
Lo shopping compulsivo è caratterizzato da comportamenti, innescati da preoccupazioni e impulsi intrusivi, relativi alla ricerca e all’acquisto eccessivo di bene superflui e di valore superiore alla possibilità economica dell’individuo.
Lo shopping è un’attività che impegna la persona per una buona parte di tempo sia in termini di pensiero che di comportamento e implica una compromissione del funzionamento sociale e lavorativo. È un’attività che viene svolta prevalentemente da soli e si manifesta attraverso diverse fasi: l’insorgere del pensiero, dell’impulso, della preoccupazione di dover acquistare un prodotto; la scelta del negozio presso il quale svolgere l’acquisto e della modalità di pagamento; l’acquisto del prodotto che suscita immediatamente eccitazione e gratificazione e, a distanza di poco temo, depressione, vergogna e colpa.
Il comportamento descritto viene a configurarsi come disturbo quando il denaro investito è eccessivo rispetto alle proprie possibilità economiche, quando gli acquisti sono molto frequenti e senza ragione, ma soprattutto quando risponde ad un bisogno che non può essere soddisfatto e al quale consegue uno stato di ansia e frustrazione.
La dipendenza da internet è considerata un disturbo nel controllo degli impulsi. La persona che ne soffre dedica la maggior parte del suo tempo alla navigazione in rete, trascurando famiglia e amici e diminuendo sia l’attività fisica che quella lavorativa.
Il disagio che ciò comporta interessa ogni sfera della vita quotidiana della persona, da quella relazionale e familiare a quella lavorativa e scolastica con conseguenze anche dal punto di vista della salute fisica.
Questo tipo di dipendenza si basa sua una relazione distorta con il sesso attraverso il quale la persona cerca di alleviare lo stress connesso a sentimenti dolorosi o vissuti di inadeguatezza nella relazioni intime.
I comportamenti che un dipendente sessuale può mettere in atto sono diversi e implicano una compromissione della vita relazionale della persona.
L’attività lavorativa può diventare una dipendenza quando la persona dedica al lavoro un tempo eccessivo che lo porta a trascurare le relazioni interpersonali e a sviluppare una serie di problematiche:
- psicologiche: stati ansiosi, tendenza al perfezionismo, autostima legata al successo lavorativo, disturbi del sonno;
- fisiche: emicrania, problemi gastrointestinali, dolori muscolari, malattie psicosomatiche, abuso di sostanze;
- relazionali: isolamento, problematiche familiari
Ciò che distingue un dipendente da lavoro da un lavoratore passionale è rappresentato propro dalle problematiche sopra indicate: il lavoratore passionale, anche se eccede nell’attività lavorativa, è comunque in grado di mantenere relazioni e dedicare tempo ed attenzione a contesti non professionali mentre il dipendente da lavoro trova in esso l’unica fonte di gratificazione.
La dipendenza affettiva si manifesta nel momento in cui l’amore si trasforma in un’ossessione che impedisce di vivere in modo funzionale le relazioni con gli altri significativi.
Il desiderio che guida colui che sperimenta tale forma di dipendenza è quello di “fondersi nell’altro” con conseguenti vissuti di paura di perderlo, di essere abbandonati e di rimanere soli.
Colui che sperimenta questa dipendenza teme di mostrarsi all’altro per quello che è, così come teme di amare l’altro per quello che è: paura, rabbia e senso di colpa sono alcune delle emozioni che può sperimentare nella relazione di coppia e in altre relazioni affettive.
Counseling e terapia
- Colloqui di consulenza individuale
- Valutazioni diagnostiche
- Psicoterapia individuale
- Terapia di gruppo (percorsi strutturati a breve termine)
Formazione e prevenzione
- Percorsi formativi di gruppo, per sviluppare nell’operatore le conoscenze e le abilità necessarie per trattare questo tipo di problematiche in ambito sanitario, assistenziale e di comunità.
- Incontri aperti al pubblico o colloqui individuali informativi sugli effetti delle sostanze quali droghe e alcol, sulle conseguenze dei comportamenti a rischio e sulle condotte di dipendenza in genere.
- Professionisti che si occupano direttamente di tali problematiche o che ne vengono a contatto in ambito lavorativo
- Persone che ritengono di avere un problema di dipendenza
- Familiari, partners e amici di persone che mostrano un comportamento di dipendenza