Cos’è
I tic sono movimenti involontari rapidi, classificati in semplici se costituiti da movimenti brevi e stereotipati del volto, delle spalle e degli arti ed in complessi se costituiti da sequenze di movimenti improvvisi e senza finalità che tendono a ripetersi con un ritmo irregolare.
I tic motori semplici includono ad esempio: ammiccamenti, torsioni del collo, alzate di spalle, smorfie del viso, colpi di tosse; i tic vocali semplici includono: raschiarsi la gola, grugnire, tirare su con il naso, sbuffare.
I tic motori complessi riguardano: movimenti mimici, saltare, toccare, battere i piedi, odorare un oggetto. I tic vocali complessi comprendono la ripetizione di parole o di frasi fuori dal contesto; nei casi più gravi, si parla di “coprolalia” (uso di parole oscene) e di “ecolalia” (ripetizione di suoni, parole o frasi udite per ultime).
I Disturbi da Tic si suddividono in due principali tipologie:
- Tic transitori: si verificano in diversi bambini con un picco d’età compreso tra i 5 e i 9 anni; in ordine di frequenza le parti del corpo più interessate sono gli occhi, il volto, il collo, le spalle e le braccia.
- Tic cronici: durano più di un anno e possono essere accompagnati da nuovi tic. L’età di insorgenza è compresa tra i 5 e i 9 anni con un picco d’incidenza attorno ai 7 anni; i maschi ne sono affetti con frequenza 3 volte maggiore rispetto alle femmine.
I bambini affetti da tic cronici possono presentare balbuzie, deficit di attenzione, disturbi nell’apprendimento, difficoltà di concentrazione. Chi è affetto da questo disturbo, infatti, può avere problemi nell’ambiente scolastico e può riportare difficoltà nelle prestazioni e nel rendimento. Soprattutto nella fase adolescenziale, quando l’incontro ed il confronto con il gruppo dei pari è fondamentale per la definizione della propria identità e personalità, possono emergere difficoltà di socializzazione, ritiro sociale, umore depresso. Ai tic, infatti, si accompagnano spesso vergogna, frustrazione in seguito al rifiuto degli altri o ansia per il timore che la manifestazione insorga in pubblico.
Come tutti i rituali, i tic possono apparire e scomparire in differenti situazioni ed in modo automatico ed involontario.
Benché nella maggior parte dei casi la risoluzione del disturbo sia spontanea, un intervento psicologico specifico è raccomandato qualora lo sviluppo del bambino sia minacciato in uno dei suoi ambiti o quando la sua serenità sia seriamente compromessa. In questi casi, è importante che i genitori consultino uno psicologo, in quanto alcuni colloqui di valutazione (valutazione psicologica) e di informazione, uniti ad un intervento psicoeducativo (la psicoeducazione), possono favorire il riconoscimento e la comprensione del disturbo e del disagio vissuto dal loro bambino.
Ai genitori va raccomandato di non sgridare il figlio per i suoi tic, chiedendogli di reprimerli, né di sopravvalutare il disturbo: rimproveri e proibizioni, infatti, non fanno che accrescere l’ansia e l’angoscia del bambino per qualcosa di cui non è responsabile.
Gli interventi maggiormente raccomandati sono di matrice em>cognitivo-comportamentale, affiancati da interventi psico-educativi e di supporto al bambino e alla sua famiglia, soprattutto laddove il disturbo sia percepito dall’ambiente come volontario e addirittura provocatorio. In alcuni casi, a questi interventi può essere affiancata una terapia farmacologica.
Utile, infine, anche un incontro con gli insegnanti del bambino, finalizzato a spiegare il disturbo di cui soffre e fornire delle indicazioni su come gestirlo al meglio con i pari all’interno della classe.
- Psicoeducazione
- Counseling
- colloqui di consulenza individuale
- Valutazione psicodiagnostica attraverso colloqui per individuare il tipo di disturbo e la gravità
- Terapia individuale
- Psicoterapia al bambino
- Supporto ai genitori
- Bambini di età non inferiore ai 5 anni
- Genitori
- Insegnanti