Cos’è
Le organizzazioni non sono così razionali e ordinate come potremmo pensare, e per capire da cosa muove la vita organizzativa, ma soprattutto per aprire una via verso il benessere nel loro interno, é necessario passare attraverso il riconoscimento e l’utilizzo delle emozioni.
I modelli organizzativi sono spesso dominati dalla razionalità organizzativa, dalla logica e dal controllo, e non lasciano spazio all’aggressività, la rabbia, la paura: fenomeni di origine inconscia che vengono repressi attraverso strumenti volti a restaurare la neutralità delle cose. All’interno delle organizzazioni i comportamenti desiderabili sono tutti basati sulla capacità di controllare le proprie emozioni. La componente emotiva viene dunque sistematicamente esclusa da tutti i processi di cambiamento.
Un cambiamento di prospettiva avviene se si comprendono e si gestiscono le emozioni all’interno delle organizzazioni, essendo questo il punto di partenza per raggiungere un sentimento di benessere, contemporaneamente personale e collettivo.
Conoscere le emozioni “in tempo reale” è la chiave del nostro benessere psicologico: rendere consapevoli le nostre emozioni nel momento in cui esse si presentano, ci offre la possibilità di operare una scelta tra le azioni possibili e quindi di compiere azioni più consapevoli, efficaci ed armoniche. Inoltre, conoscere la relazione tra le nostre emozioni ed i valori di riferimento, permette di operare scelte in armonia con il proprio modo di essere, conducendoci ad una nuova progettualità ed una nuova valorizzazione di noi stessi.
La consapevolezza delle proprie emozioni e la conseguente capacità di miglioramento continuo aumenta la fiducia in sé, necessaria alla costruzione del senso di efficacia personale inteso come la percezione di riuscire a controllare ed affrontare con successo le possibili situazioni.
Chi ha un alto senso di autoefficacia si aspetta il successo; aspettativa che a sua volta sostiene e motiva al fine di ottenere una buona prestazione.
Anche la consapevolezza sociale, che è la capacità di riconoscere emozioni e motivazioni altrui, di essere empatici, è fondamentale per mettere in atto strategie sintoniche all’interno del contesto organizzativo, rendendo più forte la consapevolezza organizzativa.
Quando abbiamo a che fare con le nostre emozioni spiacevoli, spesso nel tentativo di gestirle paghiamo un costo maggiore, in termini di tempo ed energie, di quanta sia necessario. Una quota di energia e tempo è sprecata nel tentativo di allontanare o evitare i pensieri e le sensazioni spiacevoli. Tale tentativo è inutile perché, paradossalmente, più vogliamo allontanare un pensiero o un’emozione, più la nostra mente ce li ripropone, alimentando di conseguenza emozioni secondarie (ad es., ansia, rabbia, tristezza) legate ai sentimenti di inadeguatezza e di impotenza per i nostri tentativi inefficaci. Un’altra quota di tempo ed energia è impiegata nel gestire le emozioni generate dai nostri giudizi su ciò che stiamo provando (“non dovrei essere in ansia, le persone forti non si fanno prendere dall’ansia!”, “sono debole perché ho pianto davanti agli altri”).
Quando diventiamo consapevoli di questi meccanismi poco funzionali e riusciamo a mettere in atto strategie più efficaci (accettazione, atteggiamento non giudicante), ci riappropriamo del nostro tempo e delle nostre energie, ora disponibili per ciò che ci interessa veramente.
Attraverso la comprensione/condivisione delle emozioni, è possibile creare sinergie nel lavoro verso fini collettivi, tanto da ottenere come risultato una visione più complessa del problema o del progetto. Per questo, i team dotati di competenza emotiva hanno un potenziale addizionale superiore a quello del migliore dei membri del gruppo.
Dal nostro punto di vista, la competenza emotiva è la chiave dell’eccellenza nelle organizzazioni.