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Cos’é
I gruppi di SKILLS TRAINING hanno lo scopo di aiutare a gestire emozioni, pensieri e relazioni interpersonali, riducendo gli stati di intensa sofferenza e migliorando le capacità di adattamento alle varie situazioni problematiche. L’espressione “skills training”, significa letteralmente “allenamento di abilità”: tali gruppi hanno infatti un carattere psico-educativo molto strutturato e focalizzato sull’insegnamento di specifiche abilità, spesso carenti nelle persone con problematiche di impulsività o disregolazione emotiva.
- la capacità di regolare le proprie emozioni
- le abilità interpersonali
- la tolleranza alla sofferenza e allo stress
e di ridurre:
- gli stati di mancanza di consapevolezza che possono condurre a impulsività o a momenti di disorganizzazione mentale in cui ci si può sentire confusi rispetto ai propri valori e scopi.
Il terapeuta partecipa nella terapia consapevolmente, in modo non giudicante ed efficace. Il terapeuta fa pratica con i partecipanti e condivide con loro la propria pratica di consapevolezza, dimostrando che con la pratica e la disciplina, l’uso di queste abilità possono contribuire ad un miglioramento della qualità della vita.
Sviluppa la capacità d’identificare e comprendere le proprie emozioni, permettendo di padroneggiare le emozioni negative e di potenziare le emozioni positive.
Il modulo ha lo scopo di aiutare a padroneggiare i propri stati emotivi, sviluppando le abilità utili a consentire il passaggio da affetti negativi ad altri più neutri o positivi, oppure a prolungare o incrementare emozioni positive passeggere. Grazie all’acquisizione di informazioni sulle emozioni e sul loro funzionamento si aiutano i partecipanti a sviluppare la capacità di notare e identificare ciò che stanno provando. Ci si focalizza anche sui fattori che rendono le persone vulnerabili a stati emotivi negativi, come la mancanza di sonno o cattive abitudini alimentari, e i partecipanti cercano d’identificare e cambiare tali fattori di vulnerabilità. Infine si promuove la capacità di aumentare gli eventi positivi nella propria vita ed di massimizzare i sentimenti positivi che ne risultano.
Sviluppa la capacità di gestire i conflitti interpersonali e di perseguire i propri bisogni, desideri e obiettivi mantenendo il rispetto di sé, dell’altro e della relazione.
Il lavoro si concentra intorno al concetto di assertività: sapere quando e come chiedere qualcosa, oppure dire di “no” a qualcuno (con l’ausilio di schede che facilitano il processo decisionale). Si tiene conto delle priorità dei partecipanti rispetto all’importanza di
- mantenere una buona relazione con l’altro
- ottenere ciò che desiderano nella situazione specifica
- mantenere un senso di rispetto per se stessi
Sviluppa la capacità di tollerare stati emotivi negativi ed accettare esperienze personali difficili o traumatiche.
L’attività del modulo è finalizzata all’apprendimento di abilità per affrontare le emozioni dolorose senza tentare di cambiarle: molte persone ritengono di non potere “tollerare” le emozioni negative e i loro sforzi per evitare o bloccare tali sentimenti rendono peggiorino la situazione ed aumentano la sofferenza. Si suggerisce l’alternativa di lasciare che tali emozioni siano presenti (accettazione) e di attraversare semplicemente questi momenti difficili senza agire in modo autodistruttivo. Vengono fornite una serie di “strategie di sopravvivenza nella crisi”, fra le quali: tecniche per “distrarsi consapevolmente” e per autocalmarsi.
Permette di raggiungere una maggiore accettazione di sé attraverso la consapevolezza delle proprie sensazioni, percezioni, emozioni e pensieri…
Il modulo si basa su pratiche di meditazione: ai partecipanti viene proposto di sperimentare ed esercitare l’osservazione, la descrizione e la partecipazione delle proprie esperienze. Tali attività sono praticate in modo non giudicante, concentrato ed efficace.
Osservare: significa percepire l’esperienza attraverso i nostri 5 sensi (udito, tatto, gusto, vista e olfatto) senza aggiungere categorie o etichette. Si porta l’attenzione sulla sensazione diretta e semplicemente la si nota. Lo stesso esercizio può essere fatto anche sulle esperienze interne (osservare un pensiero o un’emozione). Si può provare ad osservare come si sente la rabbia oppure l’ansia, per esempio, senza fare opporvisi, osservandone le sensazioni fisiche e, via via, riconoscendo che l’emozione di per sé non è spaventosa.
Descrivere: ovvero dare un nome (un’etichetta descrittiva) a ciò che si osserva. Con questa abilità è possibile impara a sperimentare i pensieri come eventi mentali (e non dati di realtà) che arrivano e se ne vanno passando attraverso la mente. In automatico, nell’esperienza quotidiana, tendiamo a credere che i pensieri siano “fatti” e questo può talvolta complicarci la vita. Per esempio, spesso diciamo di “esser certi” di non piacere a qualcuno in base ad un’espressione del volto o ad un commento che interpretiamo come sgradevole. Riconoscere che il pensiero “non gli piaccio” è diverso dal fatto “non gli piaccio”, è il primo passo per aprirci ad altre possibilità interpretative (altri possibili pensieri sullo stesso evento.. “avrà la luna di traverso”… o altro) e quindi ad altre emozioni e possibili nuove sequenze comportamentali.
Partecipare: significa concedersi di vivere pienamente e completamente l’esperienza (un’attività sportiva, ballare o partecipare ad una conversazione) senza “stare alla finestra”. Praticare il partecipare in svariate attività quotidiane può essere molto importante soprattutto per le persone che provano spesso fortissimo imbarazzo e che quindi non vivono pienamente l’esperienza ma la giudicano e si giudicano.
Assumere un atteggiamento non giudicante: si riferisce al lasciar andare, sospendere tutti i giudizi, sia quelli negativi sia quelli positivi, sia sugli altri sia su di sé. Spesso le persone pensano che sospendere il giudizio significhi sospendere le preferenze o le approvazioni. In realtà, essere non giudicanti non significa sospendere forti emozioni, valori o preferenze. Si può riconoscere di provare rabbia o avversione per qualcosa e osservare la presenza in noi di pensieri che esprimono un giudizio negativo (“penso che ciò sia cattivo o sbagliato”) ma continuare ad essere non giudicanti: stiamo descrivendo i nostri processi mentali e non le qualità dell’evento o della situazione in corso.
Concentrarsi su una cosa sola alla volta: significa semplicemente fare sola una cosa alla volta. É l’opposto del fare una cosa mentre se ne sta pensando un’altra. Nonostante sembri contro-intuitivo, fare più cose contemporaneamente comporta tempi più lunghi per ogni singola azione, mentre praticare la “consapevolezza del fare” momento per momento, consente un aumento della padronanza e dell’efficienza dei nostri processi attentivi e una riduzione del rimuginio, che determinano spesso una riduzione dello stress emotivo.
Essere efficaci: significa smettere di preoccuparsi di fare ciò che è giusto invece di ciò che è utile. Praticare l’essere efficaci significa fare solo ciò che è necessario in quel momento, né più né meno, senza impegnare energie nel vano tentativo di dimostrare a se stessi o agli altri che si è nel giusto, o che le cose dovrebbero andare in un certo modo. Questo tipo di sforzo distoglie l’attenzione da ciò che è utile, ovvero ciò di cui le persone sentono di ver bisogno. Ci sono molte occasioni per permettere ai partecipanti di praticare l’essere efficaci: le interazioni con i familiari, con gli amici con i colleghi… sono tutti ottimi contesti in cui praticare. Prima di impegnarsi o di lasciarsi spingere dall’impulso all’azione, la domanda da farsi potrebbe essere: “qual è la cosa più efficace da fare in questa situazione? Sto per agire in modo utile ai miei scopi o bisogni?”, come un modo per guidare e scegliere le nostre risposte comportamentali.