Cos’è
Mente e corpo sono in relazione e si influenzano a vicenda. Per esempio,se sorridiamo ci sentiamo più felici e viceversa. Affinché tutti i livelli di elaborazione funzionino bene (elaborazione sensomotoria, emotiva e cognitiva), è importante rimanere in una finestra di attivazione ottimale (né troppo attivati, né troppo poco). In questa finestra di tolleranza, tutte le informazioni che raccogliamo dal mondo esterno e dal mondo interno possono essere integrate, dal momento che viene mantenuto un buon livello di funzionamento cognitivo. In questo stato di integrazione, possiamo utilizzare adeguatamente le nostre sensazioni e le nostre emozioni come segnali utili a cui non reagire in automatico, ma in base a cui agire con intenzione e nella direzione scelta.
Quando siamo iperattivati, l’elaborazione cognitiva si disorganizza, potremo sentirci sopraffatti dalle sensazioni corporee, vivere un aumento della reattività emotiva, e ritrovarci ipervigili e bloccati, non in grado di ragionare o di concentrarci. Se siamo ipoattivati, la nostra capacità di elaborazione cognitiva è inibita, vivremo una relativa assenza di sensibilità e un torpore emotivo, accompagnati da una notevole difficoltà nell’agire.
L’ampiezza di questa finestra di tolleranza dipende dalle caratteristiche della persona (caratteristiche di personalità, esperienze passate) e la capacità di rimanere nella finestra di attivazione ottimale dipende anche dalle caratteristiche delle situazioni che la persona si trova ad affrontare (ci sono eventi – terremoti, grandi incidenti, … – che per loro natura e intensità comportano di uscire temporaneamente dalla finestra di tolleranza).
Quando siamo fuori dalla nostra personale finestra di tolleranza, possiamo agire sul corpo per ristabilire un buon livello di attivazione, così da poter contare sulle nostre funzioni emotive (riconoscere le emozioni, regolandone intensità e durata ed esprimendole nel modo per noi più efficace) e cognitive (ragionamento, pensiero, consapevolezza, risoluzione di problemi, presa di decisioni, creatività, …).
Il nostro cervello, inoltre, apprende non solo concetti o conoscenze, ma anche abitudini comportamentali che diventano modalità di funzionamento automatiche ed economiche. Questo apprendimento procedurale riguarda abitudini posturali e modalità di azione automatiche (non volontarie né consapevoli) e influenza il nostro modo di ragionare e di percepire gli stimoli ambientali. Alcuni pattern comportamentali automatici possono diventare inefficaci, creando abitudini di relazione con noi stessi, con gli altri e con il contesto, che ci fanno sentire bloccati, insicuri, poco efficaci. Il lavoro sul corpo può interrompere queste procedure automatiche, favorendo l’esperienza diretta di nuovi modi di sentire il proprio corpo e di nuove modalità di azione.
Intervenire sul corpo significa, prima di tutto, allenarsi a sentire e riconoscere le sensazioni fisiche, acquisendo consapevolezza circa queste sensazioni e gli impulsi ad agire e riconoscendo il legame tra le sensazioni e la percezione di sé (ad es., della propria efficacia o del proprio livello di sicurezza). Si possono poi imparare alcuni esercizi che, a partire dal corpo, producono sensazioni di stabilità, radicamento, centratura. Più riconosciamo e seguiamo consapevolmente le nostre sensazioni corporee, più queste sono tollerabili e più il nostro corpo ci conduce a stati di calma e benessere (basi per un funzionamento cognitivo ottimale) che permettono di esprimere con pienezza le nostre potenzialità.
Il corpo diventa una fonte preziosa di informazioni sul proprio funzionamento e sull’ambiente in cui ci troviamo ed è una risorsa da utilizzare per autoregolarsi.
Gli interventi su base corporea possono favorire un maggior benessere psicofisico e avere una ricaduta concreta in ambito lavorativo (riduzione dell’assenteismo per malattia, migliore accesso alle funzioni cognitive, …).