Cos’è
Le emozioni (ansia, rabbia, ecc.), quando non gestite in maniera efficace, cioè mantenute ad un livello tollerabile, possono inficiare il nostro funzionamento e rendimento, rendendoci estremamente reattivi, e per nulla strategici. Sul lavoro questo può avere notevoli effetti negativi sia a livello relazionale ma anche a livello più personale, impedendoci di raggiungere i nostri scopi, limitando le nostre potenzialità e capacità di adattamento.
Quali sono le strategie di regolazione emotiva non efficaci, che possono autolimitarci? Innanzitutto il non accettare e non validare come utile e adattiva un’emozione provata. Questo produce quelle che vengono definite “emozioni secondarie”, emozioni di più difficile gestione e più disorganizzanti: il fatto di provare un’emozione (es. rabbia verso un collega, ansia per un impegno di lavoro), mi provoca un’altra emozione (es. paura di essere arrabbiato secondo la convinzione che “la rabbia è pericolosa, mi fa perdere il controllo”, vergogna di essere in ansia che deriva dal pensare “se gli altri mi vedranno in ansia, mi giudicheranno debole”). Questo meccanismo aggiunge solo sofferenza alla sofferenza, amplificando l’intensità delle emozioni e ostacolandone la gestione.
Non è, però, solo l’elevata intensità di un’emozione che può essere disfunzionale, ma anche l’esatto opposto, la disattivazione e soppressione dell’emozione. Il non sentire ci fa perdere importanti informazioni da poter utilizzare a nostro favore (es. se non sento vergogna per un errore commesso non cercherò di rimediare, se non sento l’ansia avrò meno strumenti per prepararmi ad un pericolo e adattarmi).
Regolare efficacemente significa:
- acquisire conoscenza e consapevolezza delle nostre esperienze emotive,
- distinguere le emozioni secondarie da quelle primarie, utilizzando queste ultime come utili segnali dei nostri bisogni e come guida per modificare la situazione,
- comunicare agli altri come ci sentiamo, migliorando la qualità dei rapporti.
Regolare le emozioni significa non agirle subito (scappare perché si ha paura o vergogna, aggredire perché si è arrabbiati) ma “starci”, utilizzandole a nostro favore, non come ostacoli al raggiungimento dei nostri obiettivi, ma come catalizzatori di questo processo.