Cos’è
Il tabagismo si riferisce al comportamento continuativo di fumare tabacco. Tale comportamento rappresenta attualmente una delle problematiche più pericolose per la salute dell’individuo, con un forte impatto sulla diminuzione delle aspettative di vita: tra le patologie correlate al tabagismo troviamo laringiti, faringiti, ed esofagiti, carcinoma al polmone, patologie all’apparato respiratorio come asma, broncopneumopatia cronica ostruttiva (COPD), enfisema polmonare e malattie cardiovascolari. La sigaretta, infatti, contiene una grande quantità di sostanze nocive, cancerogene ed irritanti, che alterano ed infiammano i bronchi e, tra le altre cose, fanno sì che il sangue trasporti minore quantità di ossigeno all’interno del corpo. A ciò si aggiungono una serie di conseguenze estetiche per l’organismo: l’ingiallimento di unghie e denti, l’invecchiamento precoce della pelle, l’indebolimento dei capelli, ecc.
Inoltre il fumo contiene nicotina, una sostanza stimolante in grado di generare una forte dipendenza, con un aumento dei livelli di ansia, stress, depressione e da peggioramento dell’umore, della memoria e della qualità del sonno.
Il tabagismo, pertanto, non rappresenta un semplice vizio, ma una vera e propria forma di dipendenza chimica, fisica e psicologica. A riprova di ciò il fumatore spesso presenta alcune delle condizioni che caratterizzano le forme di dipendenza:
- ha bisogno di sempre più sigarette per ottenere l’effetto desiderato o ha un effetto psicofisico diminuito con l’utilizzo continuo della stessa quantità di nicotina (tolleranza),
- manifesta, in seguito ad una brusca cessazione o riduzione del consumo di sigarette, una sintomatologia psicofisica (astinenza), evidente già entro le 24 ore e caratterizzata da
- deflessione del tono dell’umore,
- insonnia,
- maggiore irritabilità,
- irrequietezza,
- frustrazione e rabbia
- difficoltà di concentrazione
- ansia
- diminuzione della frequenza cardiaca
- aumento dell’appetito o del peso
- pensieri ricorrenti incentrati sulla sigaretta
- desiderio irrefrenabile di fumare
- stipsi.
- fuma in quantità maggiori o per più tempo rispetto a quanto era stato previsto,
- ha un desiderio persistente e/o tentativi infruttuosi di eliminare l’uso della nicotina,
- interrompe o riduce attività sociali, lavorative o ricreative a causa dell’uso della nicotina,
- continua a fumare nonostante la consapevolezza di avere un problema di natura fisica o psicologica, verosimilmente causato da essa.
Esistono fattori fisiologici e fattori psicologici in grado di spiegare perché, nonostante la consapevolezza che il tabagismo provochi seri problemi, sia così difficile smettere di fumare. A livello biochimico, la nicotina agisce sui circuiti neurotrasmettitoriali dopaminergici, che sono centri del cervello responsabili del “senso del piacere”, rendendo la sigaretta gradevole ed appagante.
Anche i fattori psicologici, ambientali e personali, tuttavia, possono incrementare l’utilizzo del tabacco. Il tabagista è rinforzato da una percezione immediata di gratificazione e piacere; la sigaretta, inoltre, illude il fumatore di poter potenziare (ma il miglioramento è solo temporaneo!), abilità cognitive quali memoria, attenzione, velocità di riflessi (“mi concentro meglio”, “mi aiuta a risolvere situazioni difficili”, “mi chiarisce le idee”) e abilità relazionali (“mi dà sicurezza” “mi sento parte del mio gruppo di amici”). Quest’ultimo aspetto risulta soprattutto vero per gli adolescenti per i quali l’iniziare a fumare è spesso da un parte un gesto di ribellione per proclamare la propria autonomia rispetto al genitore e alle sue regole, per sentirsi già adulto e per aumentare il senso di appartenenza al gruppo dei pari. Infine, ma non meno importante, il fumo è associato ad alcune abitudini quotidiane frequenti come guidare, telefonare, guardare la tv o usare il computer ed è davvero difficile interrompere una gestualità così ben consolidata e quasi automatica.
In Italia, circa il 40% dei tabagisti vorrebbe smettere di fumare ma non è in grado di farlo (né in autonomia, né con l’aiuto di vari trattamenti), proprio a causa della dipendenza prodotta dalla nicotina.
Ad oggi, il trattamento di tipo psicologico più efficace (che previene anche il rischio di ricadute) è la psicoterapia cognitivo-comportamentale.
La terapia psicologica, effettuata soprattutto a livello di gruppo si focalizza sulla presa di consapevolezza dei meccanismo per i quali ci è così difficile smettere di fumare e guida il fumatore da una parte a spezzare gli automatismi che sottostanno a questa abitudine, dall’altra a trovare strategie alternative che consentano il controllo degli impulsi legati al desiderio di fumare.
- Adolescenti fumatori
- Adulti fumatori
- Anziani fumatori
- American Psychiatric Association. DSM-IV-T. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, text revision., 2000.
- Bruno Bara (a cura di). Nuovo manuale di psicoterapia cognitiva, 2005.
- Eugenio Sabato. L’organizzazione di un centro antifumo. Atti del Convegno di Benevento. Tabaccologia 1/2009.