
Cos’è
I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) si configurano oggi come un problema importante, che negli ultimi anni ha registrato un progressivo incremento. Si tratta di un insieme di patologie che hanno un’origine multifattoriale e sono caratterizzate da un’alterazione del comportamento alimentare e da un rapporto problematico con il proprio corpo e la propria identità.
I Disturbi del Comportamento Alimentare sono, nello specifico, l’Anoressia Nervosa, la Bulimia Nervosa e il Disturbo da Alimentazione Incontrollata. Anche il grave sovrappeso e l’obesità, tuttavia, sono patologie che potrebbero avere un’origine di tipo psicologico.
Si stima che in Italia la percentuale di persone affette da anoressia nervosa si aggiri intorno allo 0,5%, mentre quella relativa alla bulimia nervosa sia compresa tra l’1% e il 3%.
È frequente che i soggetti con questo tipo di patologia, nel corso della vita, possano passare da un disturbo dell’alimentazione (es. anoressia nervosa) ad un altro (es. bulimia nervosa).
Per ogni disturbo, sono di seguito indicate le caratteristiche principali:
Anoressia
- Rifiuto di mantenere un peso corporeo adeguato rispetto all’età e alla statura
- Intensa paura di acquistare peso o diventare grassi, anche quando si è sottopeso
- Eccessiva influenza del peso o della forma del corpo sulla propria autostima con rifiuto di ammettere la gravità della condizione di sottopeso
- Assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi
Bulimia
- Ricorrenti abbuffate, così definite:
- Mangiare in un breve periodo di tempo una quantità di cibo maggiore rispetto a quello che normalmente la gente mangerebbe
- Sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto si sta mangiando
- Ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso (vomito, uso di lassativi, diuretici, enteroclismi o altri farmaci, digiuno o esercizio fisico eccessivo)
Disturbo da alimentazione incontrollata
- Mangiare molto più rapidamente del normale
- Mangiare fino a sentirsi spiacevolmente pieni
- Mangiare grandi quantitativi di cibo anche se non ci si sente affamati
- Mangiare da soli a causa dell’imbarazzo per quanto si sta mangiando
- Sentirsi disgustato verso se stesso, depresso, o molto in colpa dopo le abbuffate
- Sviluppo di una condizione di obesità
Vari studi hanno identificato alcuni fattori in grado di aumentare la probabilità di sviluppare l’Anoressia Nervosa:
- L’ambiente socioculturale influenza convinzioni e comportamenti dei bambini e degli adolescenti, assumendo dunque un ruolo importante nella genesi di questo disturbo particolare, sembra che i continui richiami alla magrezza, la denigrazione di sovrappeso e obesità, l’attenzione sproporzionata all’apparenza e l’enorme disponibilità di cibo (svilito dal suo ruolo principale di nutrimento) siano un terreno fertile per l’esordio dei sintomi di un disturbo alimentare.
- L’ambiente familiare rappresenta il nucleo intimo nel quale convinzioni e comportamenti vengono discussi, accettati e proposti come modello, sia in modo diretto che attraverso l’uso di messaggi non verbali. Le figure genitoriali determinano il contesto in cui il bambino cresce e assumono un ruolo importante nell’adozione di convinzioni e comportamenti a rischio per lo sviluppo di un alterato rapporto con il cibo, rappresentando al tempo stesso un elemento chiave per la prevenzione e per il trattamento. In alcune famiglie, esiste una particolare attenzione ai temi dell’aspetto fisico e dell’alimentazione: è probabile che un clima familiare in cui questi aspetti vengono enfatizzati possa portare alla costruzione di un’immagine di sé polarizzata sull’aspetto esteriore.
- Alcuni tratti di personalità come la rigidità, il perfezionismo, la bassa autostima e l’intolleranza alle frustrazioni sono presenti nella maggior parte dei soggetti affetti da Anoressia Nervosa.
Sono stati individuati anche dei fattori che, in un individuo con determinate caratteristiche di personalità, possono scatenare con elevate probabilità lo sviluppo di Anoressia:
- La storia del soggetto. In particolare, la presenza di lutti o eventi di perdita nella famiglia (anche in epoche molto remote), eventi di vita gravi come maltrattamento e abusi/violenza sessuale, o traumi infantili legati ad un cattivo inserimento sociale (ripetute prese in giro dei coetanei e degli adulti rispetto al peso e all’aspetto fisico, isolamento dagli altri, ecc.) sembrerebbero tra i fattori scatenanti più diffusi.
- Presenza di idee disfunzionali nei riguardi del peso e delle forme corporee, spesso patrimonio della cultura della ragazza, sia familiare che sociale. In alcuni contesti, il raggiungere ed il mantenere un peso ai limiti della norma, o francamente inferiore, è una sorta di imperativo culturale. I soggetti più suscettibili a questo tipo di richiamo sono donne giovani o giovanissime spesso insicure, che ascrivono al raggiungimento di un basso peso e di una più accettabile forma fisica la soluzione degli insuccessi e dei disagi della loro vita. Anche i fattori sociali rinforzano il mantenimento del disturbo e si pongono come fattore di rischio per la cronicizzazione del disturbo, promuovendo l’idea che la magrezza costituisca un indubbio valore distintivo, in grado di ridurre le insicurezze tipiche dell’età adolescenziale.
- L’adolescenza come momento di cambiamento. L’adolescenza è un periodo estremamente delicato di passaggio fra la dipendenza dell’infanzia e l’autonomia della fase adulta. Il disturbo alimentare può nascere dall’incapacità di far fronte a questi cambiamenti e a tutte le richieste e le responsabilità che crescere comporta. Il continuo confronto con i modelli di bellezza proposti dai mezzi di comunicazione (televisione, giornali, pubblicità), inoltre, rimarca le differenze fra il reale e l’ideale e amplifica il senso di inadeguatezza che molti adolescenti provano.
- Sottoporsi ad una dieta dimagrante. Il disturbo alimentare esordisce quasi sempre dopo una dieta dimagrante intrapresa da un soggetto normopeso o con sovrappeso modesto. Soggetti adolescenti o giovani adulti che si sottopongono a una dieta rigorosa aumentano di 18 volte il loro rischio di sviluppare Anoressia; una dieta più leggera lo aumenta comunque di 5 volte.
- Distorsione dell’immagine corporea. La distorsione dell’immagine corporea occupa un ruolo centrale nello sviluppo e nel mantenimento dell’anoressia. Con questo termine, si intende l’alterazione del modo di vedere il proprio corpo o alcune parti di esso, che appaiono agli occhi dei soggetti sproporzionalmente grandi rispetto alla realtà. La percezione di un’immagine di sé grossa, gonfia o comunque assai sgradevole è così realistica e intensa che queste persone la credono reale, e dunque fanno il possibile per migliorarla.
- Attività fisica. Molti studi hanno riscontrato uno stretto legame tra attività sportiva e Anoressia. Un esagerato aumento dell’attività fisica superiore alle normali abitudini ed alle reali necessità deve essere attentamente considerato, specialmente quando l’esercizio fisico occupa la maggior parte del tempo disponibile e rappresenta l’unico interesse perseguito con insistenza dal soggetto.
Vari studi hanno anche evidenziato alcuni fattori che tendono a favorire il mantenimento e la cronicizzazione del disturbo. Tra questi sono particolarmente importanti i vantaggi che l’individuo ottiene in conseguenza della perdita di peso e del controllo alimentare, che includono rinforzi positivi (ad esempio la sensazione di successo, valore, orgoglio e superiorità, l’incremento del senso di autocontrollo e l’attenzione e/o interesse degli altri) e negativi (ad esempio l’evitamento del peso naturale e della maturità psicobiologica).
I fattori di mantenimento fanno sì che il disturbo, una volta iniziato, si auto-mantenga e tenda a cronicizzarsi, dando luogo a tutta una serie di sintomi secondari che a loro volta perpetuano la malattia, determinando un progressivo peggioramento della qualità della vita ed una profonda modificazione della personalità del soggetto che ne viene colpito.
Alcuni comportamenti e sintomi, tipici di chi soffre di un Disturbo del Comportamento Alimentare, possono rappresentano dei “campanelli di allarme” che sottolineano la necessità di rivolgersi ad un esperto:
- Atteggiamenti nei confronti del cibo: preoccupazione per il cibo e inusuali abitudini alimentari, mangiare di nascosto
- Modificazioni emotive e sociali: depressione, ansia, irritabilità, rabbia, labilità emotiva, isolamento sociale
- Modificazioni cognitive; diminuita capacità di concentrazione e di pensiero astratto, apatia
- Modificazioni fisiche: disturbi del sonno, debolezza, disturbi gastrointestinali.
Sebbene non disponiamo di studi controllati, l’esperienza clinica insegna che nell’anoressia nervosa soltanto una minoranza di pazienti risponde a forme di trattamento brevi o a singoli approcci terapeutici, mentre la maggior parte necessita di forme più complesse e combinate di intervento. In taluni casi, è necessario un ricovero in reparti internistici o psichiatrici per gestire le complicanze acute mediche o psichiatriche.
Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (BED) e Bulimia Nervosa (BN) sono caratterizzati da:
- episodi ricorrenti di abbuffate
- sensazione di perdere il controllo sull’alimentazione durante l’abbuffata
- comportamenti per prevenire l’aumento di peso come vomito, abuso di lassativi, diuretici, digiuno o esercizio fisico eccessivo (nel caso della Bulimia)
Studi recenti hanno evidenziato una maggiore difficoltà delle persone con problemi di BED e BN ad identificare ed attribuire un significato ai propri stati emotivi, nonché un limitato accesso alle strategie di regolazione delle emozioni. Spesso queste persone sono cresciute in un particolare tipo di ambiente, detto invalidante, caratterizzato dalla tendenza a rispondere negativamente, incoerentemente e inappropriatamente a ciò che l’individuo esprime.
L’invalidazione insegna a non avere fiducia nelle proprie sensazioni e a fidarsi solo dell’ambiente per definire come rispondere; questa tendenza a ricercare la validazione esterna porta all’incapacità di sviluppare una corretta percezione di sé.
Chi soffre di un Disturbo da Alimentazione Incontrollata (BED) o Bulimia Nervosa (BN) non ha sviluppato una chiara percezione di sé e dei propri bisogni e mostra spesso la necessità di ricorrere alla conferma esterna (giudizio degli altri) per definirsi. Questo significa che ha difficoltà a dirigere l’attenzione verso i propri stati interni, a riconoscere e quindi regolare le emozioni e ad adottare strategie comportamentali coerenti con i propri vissuti.
L’alimentazione incontrollata diventa, infatti, una strategia comportamentale per tentare di placare le emozioni negative non ben identificate o troppo intense: il sollievo è però fugace, la sofferenza emotiva non si riduce, ma al contrario aumenta, e le conseguenze sono dannose a breve e lungo termine.
Nel trattamento della Bulimia e del Disturbo da Alimentazione Incontrollata, l’intervento di prima scelta è generalmente l’approccio cognitivo comportamentale, che promuove miglioramenti sintomatologici in più breve tempo rispetto alle altre modalità terapeutiche (Fairburn, 2010). Un obiettivo primario consiste nel modificare i fattori comportamentali e cognitivi responsabili del mantenimento del disturbo (dieta rigida, abbuffate, comportamenti di compenso ed eccessiva preoccupazione per il peso).
Spesso le persone con diagnosi di BED e BN non ricevono il massimo beneficio dai trattamenti psicologici tradizionali. Questo ha indotto i ricercatori a mettere a punto un modello specifico di trattamento, la “Terapia Dialettico Comportamentale” (DBT), la cui efficacia, per questo genere di problematiche, è ormai ampiamente riconosciuta a livello internazionale.
Obiettivo fondamentale del trattamento è quello di sviluppare la capacità di interrompere l’alimentazione incontrollata ed ogni altro comportamento alimentare problematico, attraverso l’utilizzo di nuove abilità psicologiche funzionali.
Tale trattamento si rivolge direttamente al problema centrale in questo tipo di disturbi psicologici: la disregolazione emozionale, ovvero la difficoltà a gestire e tollerare le proprie emozioni. Gli obiettivi del trattamento vengono raggiunti attraverso l’insegnamento di abilità funzionali di regolazione emozionale:
- abilità di Mindfulness (consapevolezza e padronanza dell’attenzione)
- abilità di riconoscimento e regolazione delle emozioni
- abilità per tollerare la sofferenza e lo stress
che i pazienti imparano ad utilizzare in sostituzione dei comportamenti alimentari problematici.
- Valutazione psicodiagnostica
- Counseling
- Psicoterapia individuale
- Terapia familiare
- Gruppi di psico-educazione specifici per disturbo
- Psicoterapia di Gruppo per pazienti con Bulimia Nervosa e Binge Eating Disorder
- Bambini con problematiche di tipo alimentare
- Adolescenti con problematiche di tipo alimentare
- Adulti con problematiche di tipo alimentare
- Familiari dei pazienti affetti da Disturbi Alimentari
- Dalle Grave, R. (1998). Alle mie pazienti dico…informazioni e autoaiuto per superare i Disturbi Alimentari. Positive Press
- Fairburn, C.G. (2010). La terapia Cognitivo Comportamentale dei Disturbi dell’Alimentazione. Edizione italiana a cura di A. Carozza e R. Dalle Grave. Collana di Scienze Cognitive e Psicoterapia. Edizione Eclipsi.
- Garner, D.M. & Dalle Grave, R. (1999). Terapia cognitivo-comportamentale dei disturbi dell’alimentazione. Positive Press
- Debra L. Safer, Christy F. Telch, Eunice Y. Chen Dialectical Behavior Therapy for Binge Eating and Bulimia. Guilford Publications, 2009