Cos’è
A tutti può capitare di provare ansia in alcune circostanze (un esame, il primo giorno di lavoro, un appuntamento importante…) e quest’ansia, se è mantenuta a un livello contenuto, è funzionale e permette di attivarsi ed essere efficienti, concentrati, pronti ad affrontare le sfide che si presentano.
Nel Disturbo d’Ansia Generalizzato (DAG), invece, l’ansia e l’agitazionenon sono limitate a situazioni specifiche o a singoli eventi, bensì sonogeneralizzate alla maggior parte degli ambiti di vita della persona(lavoro, famiglia, scuola, salute fisica, …). Questo stato di ansia e agitazione pervade la vita quotidiana, influenza lo svolgimento delle attività abituali e assorbe tutta l’attenzione della persona. Le sensazioni fisiche e le emozioni spiacevoli sono vissute come minacciose,giudicate negativamente e rifiutate.
All’ansia si accompagnano preoccupazioni e rimuginio persistenti. Le persone che soffrono di DAG sperimentano forti preoccupazioni anche senza apparenti ragioni, tendono a vivere come se dovesse verificarsi una catastrofe da un momento all’altro, si sentono tese e con i “nervi a fior di pelle”, hanno difficoltà a rilassarsi e a godere dei momenti piacevoli. Riconoscono, solitamente, che l’ansia e le preoccupazioni sono eccessive e sproporzionate, ma sentono di non riuscire a controllarle.
Sono presenti una costante preoccupazione per il futuro e uno stato di intolleranza dell’incertezza: la possibilità, anche minima, che si verifichi un evento negativo è insopportabile ed è, di per sé, un motivo sufficiente per preoccuparsi. Chi soffre di DAG è convinto che solo controllando completamente gli eventi potrà sentirsi sicuro e tranquillizzarsi e, per questo, cerca di conoscere tutte le possibilità negative che si possono verificare, così da poterle evitare. Dal momento che non è possibile realizzare un controllo totale sul futuro (gli eventi futuri sono caratterizzati da un’intrinseca incertezza), la persona vive una condizione di allarme e ipervigilanza continua che causa stress e affaticamento.
All’ansia e alle preoccupazioni si possono associare anche irrequietezza, irritabilità, difficoltà di concentrazione o vuoti di memoria, tensione muscolare, disturbi del sonno, spossatezza.
Il rimuginio è un’attività mentale ripetitiva e pervasiva, che consiste in pensieri riguardanti previsioni e valutazioni negative. Durante il rimuginio, le preoccupazioni sono accompagnate dall’anticipazione pessimistica di eventi disastrosi per sé o per i propri cari.
Nel DAG, le preoccupazioni si succedono numerose l’una dopo l’altra, riguardano eventi catastrofici futuri molto improbabili e lontani nel tempo, sono difficilmente controllabili e non sono utili perché non portano a comportamenti capaci di eliminare o ridurre realmente il pericolo.
Le preoccupazioni più frequenti di chi soffre di DAG riguardano i famigliari, le relazioni sociali, la carriera lavorativa, il patrimonio, le malattie o gli infortuni.
Spesso, le persone che soffrono di un DAG si preoccupano delle loro stesse preoccupazioni, pensando, ad esempio, che non riusciranno mai a controllarle e che finiranno per impazzire; questo non fa che aggravare l’ansia e compromettere ulteriormente il benessere della persona.
Alcune persone, inoltre, ritengono sia utile continuare a preoccuparsi, considerando le preoccupazioni al pari di strategie per risolvere i problemi. Possono essere convinti, ad esempio, che preoccuparsi è un modo per essere sempre pronti ad affrontare un evento, che il rimuginio aiuta a gestire meglio le situazioni, che pensare al peggio permette di essere preparati, che le preoccupazioni aiutano a tenere sotto controllo l’ansia.
In questi casi il rimuginio – continuare a mantenere l’attenzione fissa sui problemi senza però elaborare soluzioni o metodi per gestirli – è confuso con un pensiero più produttivo attraverso cui elaborare strategie efficaci.
Benché queste convinzioni raramente vengano confermate, l’individuo continua a dedicare gran parte del suo tempo al rimuginio, convinto dell’utilità delle proprie preoccupazioni.
Alcuni fattori, in combinazione tra loro, potrebbero verosimilmente spiegare l’insorgenza del DAG:
- Fattori di personalità e modalità di interpretazione degli eventi: le persone che soffrono di questo disturbo sono in genere molto sensibili e facilmente inclini alla preoccupazione, caratteristiche che hanno in comune con i propri genitori. Spesso dalla famiglia è stata trasmessa l’immagine di un “mondo pericoloso”, pieno di minacce e di incertezze, per cui è raccomandabile stare sempre allerta;
- Fattori legati agli eventi di vita e allo stress: talvolta siamo esposti ad eventi fortemente stressanti (un lutto, un cambiamento improvviso, …) che richiedono un rapido adattamento. Più frequentemente, viviamo piccoli eventi stressanti quotidiani (rispettare una scadenza, litigare con il partner, …) che, a lungo andare, minano la nostra sicurezza e la nostra serenità, influendo inevitabilmente sull’ansia che ogni giorno sperimentiamo.
Le persone che soffrono di DAG tendono a vivere la propria esperienza interna (pensieri, emozioni, sensazioni fisiche) come pericolosa e fonte di ansia. Vivono uno stato di “fusione” con il proprio mondo interno, senza riuscire a osservarlo o distanziarsene.
Tentano di controllare o sopprimere i pensieri che si presentano durante il rimuginio, ma questo non fa altro che aumentare le preoccupazioni. Infatti, più si cerca di non pensare a qualcosa e più quel pensiero continua ad emergere con una frequenza sempre maggiore, con il risultato di rafforzare la convinzione di non poterlo controllare.
Per evitare di sentire i segnali fisici tipici dell’ansia e per distrarsi dai pensieri che si affollano durante il rimugino, la persona tende ad evitare le situazioni che potrebbero generare ansia (ad es., guardare il telegiornale) o a “fuggire” da potenziali minacce esterne (ad es., evitare situazioni pubbliche). Sottrarsi alle situazioni considerate “pericolose”, tuttavia, non permette di rendersi conto che il pericolo di cui ci si preoccupa non è reale o così grave.
Anche la ricerca di rassicurazioni, allo scopo di interrompere le preoccupazioni, di fatto provoca una profonda insicurezza e un maggior stato di apprensione, poiché il sollievo dovuto alle rassicurazioni è solo momentaneo.
Il comportamento della persona, quindi, piuttosto che essere guidato dai propri obiettivi e frutto di una libera scelta, è teso ad evitare le sensazioni spiacevoli. La persona, nonostante possa apparire attiva e frenetica, non riesce ad impegnarsi in azioni utili, tende a distrarsi e a rinviare le incombenze, limita la propria vita e sente di non essere padrona delle proprie scelte, bensì in balia degli eventi.
Il risultato è il mantenimento dell’ansia e del rimuginio, l’aumento della sofferenza e la diminuzione della qualità di vita.
La psicoterapia è l’intervento elettivo per gestire e trattare il DAG. Ad essa è possibile affiancare un supporto farmacologico per trattare alcuni sintomi del disturbo.
Gli interventi psicoterapeutici basata sulla Mindfulness (ACT, MBCT) sono risultati molto efficaci nella cura del DAG. Gli obiettivi principali di questi interventi sono: coltivare una consapevolezza più ampia delle proprie esperienze interne, non più solo limitata agli stimoli vissuti come minacciosi; sostenere un atteggiamento curioso, compassionevole e “decentrato” verso il proprio mondo interno; promuovere l’accettazione della propria esperienza senza dover mettere in atto comportamenti tesi ad evitarla; incoraggiare il coinvolgimento della persona in azioni e comportamenti “impegnati”, cioè guidati dai propri valori.
La persona può, così, smettere di lottare e opporsi ai disagi collegati all’ansia e può iniziare a introdurre cambiamenti significativi, impegnandosi in azioni che la portano più vicino ai propri obiettivi di vita.
Invece che apprendere strategie “diverse” o “migliori” per modificare o ridurre i pensieri non desiderati, le terapie basate sulla Mindfulness insegnano ad osservare semplicemente i pensieri per come sono. In questo modo, si crea uno “spazio” in cui la persona può scegliere di non reagire sulla scia dell’ansia, ma di agire nella direzione scelta anche in presenza di esperienze interne spiacevoli.
Gli interventi basati sulla Mindfulness e sull’accettazione, possono essere integrati con metodi propri delle psicoterapie cognitivo-comportamentale quali, ad esempio, l’apprendimento di tecniche per la gestione dei segni fisici dell’ansia (respirazione, rilassamento) e di pratiche volte a contrastare i comportamenti di evitamento che mantengono l’ansia e le preoccupazioni (esposizione graduale alle situazioni temute).
- Adolescenti;
- Adulti;
- Anziani.
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