
Cos’è
Lo Stress è un argomento molto popolare nella nostra cultura, probabilmente per la necessità espressa dalle persone di controllare questa condizione per condurre una vita “normale” e “felice”. Il desiderio che spesso viene espresso è di “sradicare” o eliminare lo stress, piuttosto che di gestirlo o ridurlo. Per poter capire come affrontare questo fenomeno è fondamentale comprendere cosa si intende per stress.
Nel senso comune, il termine “stress” viene utilizzato per indicare diversi aspetti del fenomeno: c’è chi lo usa per riferirsi allo stimolo (“Il mio capo è un vero stress”), chi per definire lo sforzo a cui l’organismo è sottoposto (“Sto vivendo un forte stress”), e altri ancora per parlare della reazione conseguente a un evento (“Da quando mi hanno licenziato mi sento molto stressato”).
Dal punto di vista scientifico, la prima definizione di stress risale al 1936, quando Hans Selye lo introdusse per descrivere la risposta dell’organismo ad uno stimolo interno o, più spesso, esterno; tale risposta implica una temporanea modificazione di alcuni parametri fisiologici per favorire l’adattamento dell’organismo alla nuova situazione. In tale processo di riposta intervengono diversi sistemi fisiologici e psicologici, che a loro volta innescano complesse reazioni, contribuendo a rendere lo stress un fenomeno assai complesso. Per spiegare le componenti dello stress si può utilizzare la metafora di Robert Hooke (1973) che paragona la persona a un ponte, in grado di sostenere carichi pesanti e resistere agli agenti atmosferici, e che individua tre aspetti fondamentali in gioco: il carico, cioè le forze che hanno un impatto sulla stabilità del ponte, la pressione (stress) cioè l’azione del carico sulla struttura, la tensione cioè il grado di deformazione del ponte prodotta dal carico e dalla pressione conseguente. Nella metafora, il carico corrisponde agli eventi interni o esterni che influenzano la persona e che producono una pressione a cui l’individuo risponde con un certo grado di tensione.
Lo stress, di per sé, non è negativo. Corrisponde, infatti, ad uno stato fisiologico di iper-attivazione che prepara l’organismo ad affrontare una situazione insolita, potenzialmente pericolosa. Lo stress, quindi, è una risposta di adattamento dell’organismo all’ambiente, risposta attivata da stimoli interni o esterni percepiti come potenzialmente perturbanti il proprio benessere psicofisico. Di fronte a questi stimoli il nostro organismo risponde con la reazione di “attacco e fuga”, una risposta ereditata filogeneticamente dai nostri antenati, ai quali serviva per contrastare o evitare i molteplici pericoli cui erano esposti nella vita di ogni giorno.
Tale reazione comporta una serie di modificazioni nel nostro corpo, che riguardano vari organi e funzioni:
- il respiro aumenta per rendere disponibile più ossigeno
- il battito cardiaco accelera per pompare più sangue ai muscoli
- la sudorazione aumenta per abbassare la temperatura corporea
- i sensi si acuiscono e l’organismo entra in uno stato di allerta
- il sistema circolatorio richiama il sangue dal resto del corpo per convogliarlo verso i muscoli
- il glucosio viene reso immediatamente disponibile e fornisce l’energia necessaria per fuggire o per lottare
Questa reazione, assolutamente adattiva ai tempi dei nostri antenati impegnati in una lotta quotidiana per la sopravvivenza, ai nostri giorni può risultare meno funzionale quando è attivata da stimoli che non implicano una reale minaccia alla nostra vita. Ciò significa che questa risposta può risultare eccessiva rispetto ad alcuni “pericoli” odierni, determinando un surplus di attivazione e di energia che si accumula nell’organismo, che viene sottratta alla quota di energia destinata a gestire la nostra quotidianità, e che viene smaltita con fatica.
Con l’espressione “sindrome generale di adattamento” ci riferiamo alle tre diverse fasi che il nostro organismo attraversa in risposta ad uno stress fisico o psicologico:
- fase di allarme: corrisponde alla prima reazione dell’organismo di fronte a quella che viene percepita come una minaccia. Il corpo si prepara a reagire, rispondendo al pericolo con la cosiddetta “riposta di attacco o fuga”, precedentemente descritta;
- fase di resistenza: l’organismo mobilita le proprie risorse per mantenere l’attivazione necessaria a fronteggiare il pericolo. Vari ormoni, tra cui il cortisolo, mantengono efficiente il sistema nervoso simpatico, permettendo così di continuare a reagire con energia all’evento stressante e di adattarci;
- fase di esaurimento: se la fase precedente si prolunga per un tempo eccessivo, assistiamo ad un progressivo indebolimento delle risorse e ad una graduale perdita della nostra vitalità. Vari disturbi di ordine fisico e psicologico cominciano ad affliggerci, tra cui rientrano comunemente mal di testa, problemi digestivi, tachicardia, ansia, depressione.
Non sempre usiamo la parola “stress” con un significato negativo: parliamo di eustress per riferirci allo “stress buono” (dalla radice greca “eu” – buono), che ci attiva in senso costruttivo e ci permette di raggiungere i traguardi che ci siamo prefissati. Al contrario, il distress (dalla radice “dis” – cattivo) è lo stress debilitante, che consuma le nostre risorse fisiche e mentali. Distinguiamo, inoltre, tra stress acuto e stress cronico: il primo si riferisce all’effetto di un episodio drammatico isolato (un lutto, un licenziamento…) che improvvisamente ci sottopone ad una forte pressione; il secondo, invece, è relativo alla nostra reazione a una lunga serie di pressioni, spesso di minor entità e tipiche della vita quotidiana, che si presentano con regolarità (un litigio con il partner, una scadenza lavorativa cui far fronte…).
Come esemplificato da diversi autori, le conseguenze di uno stato di stress intenso e acuto o di uno stress prolungato fino alla fase di esaurimento possono coinvolgere 4 diversi ambiti:
- sul piano fisico, possono manifestarsi: cefalea, tensione muscolare, innalzamento della pressione, stati d’ansia, difficoltà di digestione, stanchezza, difficoltà ad addormentarsi, sensazione di mancanza di aria, sudorazione eccessiva
- sul piano emotivo, possiamo sentirci: agitati, nervosi, facilmente irritabili, privi di entusiasmo, poco fiduciosi nelle nostre capacità
- sul piano mentale, i sintomi più caratteristici riguardano la difficoltà di concentrazione e di memoria, l’aumento dei pensieri negativi, il senso di inadeguatezza, la paura di perdere il controllo di sé, gli incubi ricorrenti
- sul piano comportamentale, possono verificarsi un aumento o una diminuzione dell’appetito, un aumento del consumo di caffè, alcol e tabacco, la sensazione angosciosa di non avere tempo a sufficienza per svolgere tutte le attività, la tendenza a correre da un impegno all’altro senza concedersi il tempo necessario per il riposo e lo svago, la diminuzione del desiderio sessuale. Possono inoltre capitarci piccoli incidenti, per lo più dovuti alla disattenzione e all’eccessiva frenesia che caratterizza le nostre giornate.
Secondo Marcella Danon (2012), le cause e i fattori responsabili dello stress possono riguardare differenti ambiti:
- Fattori legati alla vita quotidiana: ogni nostra esperienza e ogni nostro giorno di vita, da quando nasciamo a quando moriamo, non possono considerarsi liberi da stress. Vari eventi e cambiamenti, infatti, si susseguono nell’arco della nostra esistenza (la crescita, la ricerca di un partner, la costruzione di una famiglia…) che sollecitano in vari modi, con diversi gradi di intensità, la nostra resistenza allo stress.
- Fattori legati al contesto lavorativo: un lavoro faticoso, che richiede molti sforzi fisici, mette a dura prova il nostro organismo, ma anche un incarico fortemente routinario e privo di stimoli può indurre uno stato di stress. Altre variabili relative all’ambiente in cui lavoriamo, inoltre, possono risultare agenti stressogeni: la temperatura eccessiva, la presenza di sostanze chimiche irritanti (formaldeide, ozono…), la luce artificiale, i rumori molesti, la piacevolezza o meno del luogo in cui trascorriamo la maggior parte delle nostre giornate. Altri fattori, inoltre, possono influenzare notevolmente il nostro benessere: il grado di attenzione e concentrazione che il nostro lavoro ci richiede, il numero di impegni che dobbiamo onorare, le responsabilità di cui siamo investiti, l’interesse e la dedizione con cui svolgiamo il nostro lavoro, la presenza o meno di riconoscimenti da parte dei nostri superiori. Anche la qualità delle relazioni con i nostri colleghi e i nostri capi influiscono notevolmente sul nostro stress. Infine, il fatto di essere sempre “connessi” e “raggiungibili”, grazie alle moderne apparecchiature tecnologiche di cui disponiamo, ci impedisce di concederci degli adeguati momenti di relax dalla nostra occupazione.
- Fattori legati ad eventi imprevisti: gli eventi inattesi e inaspettati possono riguardare noi stessi e il nostro nucleo famigliare (una malattia, un incidente…) o generalizzarsi ad intere regioni del mondo (la crisi economica, un terremoto, un’alluvione…), a cui assistiamo con sguardo impotente e pieno di angoscia. Di fronte a simili accadimenti, che sappiamo di non poter influenzare in nessun modo, ci sentiamo vulnerabili e in preda all’incertezza, con forti ricadute sul nostro livello di stress.
- Fattori legati alla nostra personalità e al contesto di vita: sulla percezione dello stress incidono anche vari fattori soggettivi: il livello di maturità personale, la flessibilità, la propria mentalità e cultura, l’età, lo status sociale, la storia personale di vita, i propri valori e la motivazione. Molto importante è anche la presenza di un contesto interpersonale sufficientemente supportivo, in grado di accogliere con empatia gli sfoghi della persona che si trova sotto stress.
La riduzione e la gestione efficace dello stress passa innanzitutto attraverso lo sviluppo di una maggior consapevolezza, che ci permette in primo luogo di riconoscere i segnali fisici ed emotivi del nostro disagio. In altre parole, potremo ambire al ritrovamento del nostro benessere solo se riusciremo a “leggere” ciò che accade dentro di noi quando siamo sottoposti ad una pressione eccessiva, sviluppando contemporaneamente la capacità di interpretare correttamente cosa succede all’esterno.
È possibile intervenire per modulare e gestire lo stress sia individualmente sia con percorsi in formato di gruppo.
Il programma MBSR e altri interventi basati sulla Mindfulness hanno una ricaduta importante in termini di acquisizione di una prospettiva efficace nella gestione dello stress.
Accanto allo sviluppo delle abilità di consapevolezza, fondate sulla pratica della meditazione (Mindfulness), si collocano interventi volti al potenziamento di: abilità interpersonali, per la gestione dei problemi e dei conflitti relazionali; abilità di regolazione emozionale, per imparare a gestire efficacemente le emozioni spiacevoli, così da non esserne sopraffatti; abilità di tolleranza dello stress e di problem solving, utili per tollerare e superare con successo le difficoltà.
- Adolescenti;
- Adulti;
- Anziani.
- Marcella Danon. Stop allo stress: guida pratica per gestire al meglio tempo ed energia. Urra , 2012